“Mamma, devo confessarti una cosa: sono omosessuale e innamorato!”. Un ciclone mi scuote, lasciandomi annientata, disperata, senza forze. C. Gréco
Questo estratto illustra lo shock che possono provare certi genitori di fronte alla "rivelazione" (coming-out) del figlio. Il coming-out è ricavato dall'espressione inglese "to come out of the closet", cioè "uscire fuori dell’armadio", e corrisponde al momento in cui un individuo sceglie, volontariamente, di rivelare la propria tendenza omosessuale alla propria cerchia familiare (contrariamente all'outing, che corrisponde allo "svelamento" pubblico dell’omosessualità di una persona contro la sua volontà).
La rivelazione della propria tendenza omosessuale ai propri genitori costituisce per i gay una tappa importante: un gesto necessario al benessere psicologico personale per poter vivere liberamente ed apertamente ciò che sono. Il coming-out è una tappa importante anche per molti genitori, che lo vivono spesso come una rottura, con un prima e dopo.
Gli effetti della rivelazione sulla famiglia
Nessun genitore, quando gli nasce un figlio, pensa – nemmeno lontanamente – che possa essere "diverso" nelle sue tendenze sessuali. Ogni padre e madre si danno da fare con tutto il loro affetto per allevare il proprio figlio o figlia e dar loro le "regole" per vivere accettati e benvoluti nel nucleo familiare prima e nella società, poi. Man mano che i figli crescono si comincia a favorirli nell'apprendimento delle capacità che procureranno loro una brillante carriera e una vita felice; i genitori proiettano ogni loro speranza non ancora realizzata sui figli e sulla loro vita futura. E proprio quando padri e madri, raggiunta una certa età, iniziano a tirare i remi in barca, può succedere che il loro mondo ideale venga sconvolto da una inaspettata rivelazione: "mamma, papà, sono omosessuale".
Il coming-out sopraggiunge spesso, per il figlio, dopo un lungo percorso d’accettazione e d’integrazione della propria identità sessuale, e, come ricorda Marina Castaneda in Comprendre l’homesexualité, "gli omosessuali dimenticano talvolta che “uscendo dall'armadio” essi mettono la propria famiglia esattamente di fronte allo stesso dilemma da loro appena vissuto: come loro, la famiglia non sa assolutamente cosa dire, né come, né a chi”.
Così i genitori possono passare attraverso tappe di lutto identiche a quelle che il loro figlio omosessuale ha potuto vivere prima di loro. Essi attraversano innanzitutto una fase di rifiuto, tenendo a distanza la loro storia comune: il figlio diventa una specie d’estraneo. Viene poi la collera, accompagnata da un senso d’ingiustizia e di colpevolezza, poiché i genitori, (laddove ci riescano) cercano la loro parte di responsabilità nell'origine dell’omosessualità del proprio figlio ed i mezzi per rimediarvi. Viene allora ingiustamente messa in causa l’educazione. La madre spaventata che si lamenta tra le lacrime “ma cosa ho fatto?”, “perché siamo arrivati a questo?”. Sono disorientati, in questa fase chiedono aiuto ad uno specialista, uno psicoterapeuta che li aiuti ad avere un quadro più chiaro della situazione e soprattutto un supporto ad affrontare questa nuova situazione emergente.
Le domande più frequenti che i genitori si pongono e chiedono allo specialista:
Come ha potuto farci questo? in che cosa abbiamo sbagliato? cosa non abbiamo visto? Mio figlio/a dovrà affrontare molte difficoltà e pregiudizi nella vita? Come dirlo agli altri? L’omosessualità è un disturbo mentale come la pedofilia? Forse mio figlio/a è diventato omosessuale a causa delle compagnie che ha frequentato? Quando sarà vecchio/a resterà solo/a dato che non avrà famiglia? Ma.. una famiglia è composta da bambini… Noi genitori, da chi possiamo imparare a gestire questa nuova situazione? Si può curare l’omosessualità andando da un terapeuta?
Come affrontare la situazione
Purtroppo i genitori, a motivo della frequentazione quotidiana, spesso sono in grossa difficoltà nell’intervenire in modo diretto ed efficace sullo sviluppo affettivo e sessuale di un figlio. Il chiarimento delle difficoltà psichiche e sessuali presuppone una sufficiente distanza tra chi è alla ricerca di un equilibrio e chi vuole offrire un aiuto in tal senso.
Un buon passo iniziale, nella maggior parte dei casi, è quello di andare genitori e figli da uno psicoterapeuta (psicologo specializzato in psicoterapia, gay counselor, ecc.). Questo aiuto si rivela molto utili soprattutto quando:
- il giovane non ha ancora le idee chiare sulla sua reale tendenza sessuale;
- i genitori hanno dei dubbi e perplessità fortemente radicati circa l’omosessualità in generale;
- è necessario il miglioramento della relazione genitori-figli oppure la ricostruzione della stessa.
Un confronto tra genitori e figli si rivela spesso una modalità utile e razionale per gestire il cambiamento in atto: occorre che le due parti abbiamo l’animo tranquillo perché non si trasformi in litigio, discussione o scambio di accuse. Ai genitori spetta in ogni caso il compito di adeguare il loro atteggiamento alle esigenze del figlio di cui hanno conosciuto l’omosessualità.
Vademecum pratico:
- Ascoltate con empatia. Fate pure domande, ma dopo che vostro figlio/a ha finito di parlare.
- Evitate di commentare a caldo: “sarà un periodo di passaggio”.
- Ringraziate vostro figlio per la fiducia che ha in voi e nella vostra comprensione.
- Dite a vostro figlio che gli volete bene, comunque e che niente annullerà questo affetto profondo.
- Fategli capire che vi occorre tempo per elaborare il problema che è ora è anche vostro.
- Leggete, documentatevi, ricercate materiale.
- Superate i sentimenti negativi, cercate di volere – con tutte le forze – mantenere il dialogo con vostro figlio.
- Chiedete aiuto, aiutate e fatevi aiutare con mente aperta.
Per approfondire:
C. Gréco, Julien, toi qui préferes les hommes.
Marina Castaneda, Comprendre l’homesexualité.
Vittoria M. Borella, Volti familiari, vite nascoste.
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